Intervista di Luís de Carvalho (Algeria, Maggio 1992)

   In occasione dello stage Shotokai, svoltosi nel comune di Kheir-Eddine (Mostaganem) sotto la conduzione del Direttore Tecnico Nazionale Francese dell'Associazione Shotokai Murakami, Luís de CARVALHO, e con l'assistenza di Jean-Marc LABAT, El Mountakheb (quotidiano sportivo NDR) ha sollecitato un intervista a Luís de CARVALHO per farci conoscere alcuni aspetti dello Shotokai.


   La pratica di questa disciplina, derivata dal Karate-Do, riguarda una ristretta cerchia di adepti del karate in Algeria. Nel nostro paese si limita all'associazione di Aïn Tedeles che ha aperto due palestre a Aïn Boudinar e Mostaganem.


   El Mountakheb : Si presenti ai nostri lettori.


   Luís de CARVALHO : Sono francese di origine portoghese e ho due figlie. Sono nato il 15 Novembre 1959 e sono titolare di cintura nera 3° Dan Shotokai (della scuola del Maestro MURAKAMI, morto nel 1987).


   E.M. : I vostri inizi sportivi ?


   L.D.C. : Dall'infanzia, intorno al 1968, ho praticato Hockey da strada e tennis. Poi nel 1974 sono stato attirato dal karate del Maestro MURAKAMI, di cui avevo visto solo alcune foto. Attualmente sono Direttore Tecnico a livello nazionale sul territorio Francese dell'Associazione MURAKAMI.


   E.M. : Qual'è l'evoluzione dello Shotokai nel mondo ?


   L.D.C. : Lo Shotokai è in evoluzione costante praticamente in tutti i continenti. Abbiamo contatti con Africa, America e Giappone. Posso anche aggiungere che lo Shotokai è molto sviluppato in Angola. Purtroppo, a causa della guerra, abbiamo un po' perso i contatti con i nostri amici praticanti.


   E.M. : Perchè lo shotokai rimane poco praticato a confronto con altri stili di karate?


   L.D.C. : Ciò dipende effettivamente dal paese. Ad esempio in Portogallo ed Angola, come ho già detto, lo shotokai è largamente sviluppato. Inoltre la nascita della Shotokai è recente. In Francia la pratica della shotokai è cominciata nel 1969, quindi ci sono ancora pochi responsabili. A questi fatti bisogna aggiungere altri fattori che impediscono lo Shotokai di propagarsi rapidamente e avere molti aderenti. In effetti la pratica dello Shotokai esige un enorme investimento personale al fine di poter sopportare fisicamente i rigorosi allenamenti. Inoltre non partecipiamo a gare. Lo Shotokai è uno sport che richiede grande generosità fisica e volontà mentale in ogni istante. Perciò progredisce lentamente ma sicuramente. E' un'arte difficile da capire anche per i karateki di altri stili.



Luís de Carvalho a Sérignan-Plage
sul fondo i rimpianti José Parraga (in piedi) e Jérôme Huyssman (2° a destra)


   E.M. : Qual'è la differenza fra Shotokai e Shotokan ?


   L.D.C. : Si tratta di una domanda estremamente difficile a cui cercherò di rispondere.


   Lo Shotokai esige un lavoro basato su scioltezza e comunicazione. La pratica da molta più importanza all'intuizione e al lato spirituale. Nella nostra scuola insistiamo sul lato educativo del karate. Questo ha tendenza a sparire quando si pratica il karate come uno sport.


   E.M. : Come giudica lo Shotokai in Ageria ?


   L.D.C. : E' semplice. E' il riflesso dell'associazione di Aïn Tedeles dal momento che è la sola a praticare questo stile di karate in Algeria. D'altra parte spero che lo Shotokai si sviluppi a poco a poco su tutto il territorio Algerino. In effetti ho notato una grande assiduità e volontà nel lavoro dei praticanti e sono rimasto sorpreso dalla maturità di spirito e dalla forza di carattere degli allievi. Molti praticanti hanno una resistenza superiore a quella degli europei. Ma sul piano tecnico ho rilevato alcune lacune che si potrebbero correggere col tempo e con un serio allenamento.


   E.M. : Conosce il movimento sportivo in Algeria?


   L.D.C. : Ciò di cui sono a conoscenza è che l'Algeria è un paese con una popolazione giovane e che lo stato Algerino riconosce una particolare importanza allo sport. Mi ricordo l'epopea della nazionale di calcio e la sorpresa che ha creato nelle eliminatorie per la finale di coppa del mondo nel 1982 in Spagna. Ero fra i molti sostenitori della squadra algerina. Ma a parte questo ammetto di non conoscere bene a realtà sportiva algerina.


   E.M. : La sua parola finale.


   L.D.C. : Ringrazio il direttore tecnico dell'associazione di Aïn Tedeles, Signor DANI Djilali, di averci invitato a questo stage, e anche le autorità locali, rappresentate dal Direttore della Gioventù e tutti coloro che hanno favorito il nostro lavoro.


   Ringrazio inoltre il Signor AMOURI, Direttore della scuola di Kheir-Eddine, per l'eccellente accoglienza che ci ha riservato.

 


M. HAMCHERIF   


Giornalista a El Mountakheb   


   (Tradotto dall'francese al italiano da Isabelle Sebastiani)   

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