Sensei Luís de Carvalho (intervista biografica-1a parte)

   Sensei Luís de Carvalho è nato nel novembre 1959 a Coimbra (Portogallo). Aveva 15 giorni quando è partito per l'Angola (Lobito) dove risiedevano i suoi genitori. Nel 1982 il Maestro Murakami lo designò come assistente poi come primo assistente dal 1983 al 1987. Lui è il Shihan (responsabile dell'insegnamento) del Mushinkai Europa.



   Quando ha cominciato il karaté ?


   Nel 1973 ho cominciato ad interessarmi al karaté. Dico interessarmi, perchè abitavo a Lobito (Angola) e là non c’erano dojo. Avevo visto una foto in un giornale e letto un articolo sul « colpo mortale del karaté ». (si trattava di uno shuto-uchi). Ho voluto saperne di più ed ho fatto domande in giro. Lo judo era conosciuto ma non il karaté, di cui alcuni avevano solo sentito parlare.




Sensei Luís de Carvalho nel 1975 a Lobito (Angola)

   Senza dojo e senza insegnante non ha potuto praticare !?


   Si, è esatto. Ma non ho abbandonato la mia idea. Ho cercato in diverse librerie ed ho comprato i due libri esistenti e le riviste francesi che ne parlavano. I miei genitori erano abbonati all’ « Express », altrimenti passavo ore a sfogliare riviste straniere nelle librerie, per cercare articoli o foto sul karaté. Nel libro di judo c’era una bella storia sull’origine del ju-jitsu. Più tardi un amico che tornava dalle vacanze in Portogallo mi ha mostrato come si fa uno tsuki, solo il movimento di braccia. Non conoscendo niente altro, di tanto in tanto ripetevo gli tsuki in piedi.


   Tuttavia in uno dei libri in portoghese c’erano diverse foto del Maestro Murakami che mi hanno affascinato. Ho letto che abitava a Parigi e non pensavo aver mai l’occasione di incontrarlo, ma segretamente mantenevo una grande speranza.


   Lobito era una città molto gradevole, in riva all’Atlantico. Molti ci passavano perchè era veramente piacevole da vivere. Mi ricordo di aver comprato, una volta, un libro di tai-chi che parlava dello stress, e ,credetemi, mi ci è voluto molto tempo prima di capire quello che l’autore voleva dire.



   Ma a Lobito ha mai praticato il karaté ?


   Si. Avevo veramente voglia di imparare ma non c’era il modo. Da qualche parte avevo letto che si poteva imparare sui libri e con qualche amico ci allenavamo, ma era più gioco che altro.


   Tuttavia, un giorno ero al Lobito Sport Club con degli amici e qualc’uno mi indicò un uomo dicendo che si trattava di un karateka. Non credevo ai miei occhi e con un amico siamo andati a parlargli. Ci siamo presentati e gli abbiamo fatto capire molto chiaramente che doveva insegnarci il karaté. Era quasi un ordine. Il giorno dopo abbiamo cominciato. Eravamo quattro. Era la primavera del 1974, poco prima della rivoluzione. Il nostro insegnante era una cintura blu dell’ Accademia del Budo di Lisbona. Un ragazzo simpatico di nome José Evangelista. Faceva il servizio militare in Angola perché il Portogallo vi conduceva una guerra coloniale. Più tardi l’ho rivisto a Lisbona all'Accademia del Budo, ma non so se abbia continuato il karaté. In ogni caso lo ringrazio molto di averci iniziato .




Sensei Luís nel suo giardino a Lobito (1975)

   Quale stile era ?


   Era shotokai ma molto improntato sullo shotokan. Per esempio il pugno era chiuso in Seiken e non in nakadaka ipponken. Facevamo molta ginnastica e ripetevamo gli tsuki e le quattro parate di base da in piedi, niente zen-kutsu, né kiba-dachi, forse il nostro insegnante pensava fosse troppo presto. A volte facevamo un po’ di maegeri ma sempre da in piedi e sul posto. Ci allenavamo tutti i giorni in un cortile. Verso il mese di ottobre il nostro insegnante ripartì. Il gruppo si sciolse. Io ho trovato tre « allievi» e abbiamo continuato a praticare da me. (ne rido ancora ogni volta che ci penso). Da me c’era un grande giardino e avevo predisposto tutto il necessario : sacco, makiwara (facevo diverse centinaia di tsuki ogni giorno), ecc. non sapevamo niente ma avevamo fede.


   Nel frattempo erano arrivati i film cinesi e non ne perdevamo uno. Facevamo attenzione a ciò che l’attore faceva e cercavamo di rifare le stesse combinazioni. Il cinema era diventato il nostro centro di formazione. Ho anche visto « L'eroe Sacrilego » di Mizoguchi che mi ha profondamente segnato.


   A quell’epoca Lobito era un grande porto commerciale. Molti cargo passavano di li. C’erano anche alcuni asiatici sulle navi. Per noi ogni asiatico conosceva il karaté. Era ovvio. Andavamo ai bar del porto e chiedevamo a tutti gli asiatici se ci potevano insegnarci il karaté. Ma non c’erano Giapponesi : erano soprattutto coreani e filippini. I coreani in generale rifiutavano dicendo che non la conoscevano. Ma i filippini erano quasi tutti, o così dicevano, maestri e Karaté e figli del grande maestro di karaté.


   Andavamo a vederli appena avevamo del tempo libero. Erano tutti seduti al caffé Tamariz davanti ad una grande tavola. La tavola non riusciva a contenere tutte le birre che avevano bevuto raccontandoci dei loro exploit (ma restavano sobri) e delle storie di zuffe ad uno contro cinquanta e dei salti di 5 metri. Era molto divertente. Ma spesso si preoccupavano più di sapere se avevo una sorella che di mostrarmi le loro tecniche segrete. Non non avevo sorelle.



Ma era più gioco 1975 - Lobito


   Ma c’era del positivo. Uno di loro mi disse che per avere un buon livello è necessario allenarsi tutti i giorni e questo mi è rimasto scolpito nella mente ad oggi.


   Poco prima della mia partenza aprì un corso, guidato da una cintura verde. Era dello Shotokan. Sono andato a vedere ma non mi è piaciuto. E visto che sapevo che avrei potuto praticare più tardi in Portogallo, ho continuato ad allenarmi da solo.



Riscaldamento a Lobito (1975)

   Quando ha lasciato l'Angola ?


   La rivoluzione dei garofani in Portogallo è avvenuta nell’Aprile del 1974. Nel mese di Luglio del 1975 siamo partiti.


   Siete arrivati in Portogallo, e poi ?


   Arrivati a Lisbona mi sono precipitato con un amico per vedere i corsi all'Accademia del Budo nel Settembre 1975. Il Maestro Gueifão stava insegnando. Abbiamo guardato. Il mio amico era scettico poiché si trattava di shotokai e non si «facevano le botte » come al cinema. C’erano foto del Maestro Murakami e ho saputo che a volte veniva a tenere degli Stage in Portogallo. Questo mi convinse e chiesi ai miei genitori di iscrivermi. Ero abbastanza viziato, perchè i miei genitori, come la maggior parte dei rimpatriati, avevano una situazione piuttosto precaria (niente lavoro, affitto alto, ecc.), vivevano sui loro risparmi e le lezioni erano comunque piuttosto care.



Jiyu-kumité sulla spiaggia (1974)


   È stato un grosso cambiamento rispetto ai corsi a Lobito ?


   Come la maggior parte degli ignoranti ero piuttosto fiducioso delle mie capacità. Ma la scoperta dello zen-kutsu-dachi fu per me un grande choc. Nonostante tutto il tempo passato ad « allenarmi » ero incapace di muovermi.


   Scopriste così il vero karaté !?


   Si. Senz’altro. Si può dire che cominciavo perchè non c’era differenza con gli altri principianti. Le cose serie potevano finalmente cominciare. In quel periodo ho divorato tutti i libri di zen, macrobiotica, yoga, karaté, ecc. che mi passavano tra le mani. Ero piuttosto impressionato dalle storie dei maestri Zen che svegliavano i loro allievi con delle bastonate.



Nunchaku (1975)


    Un giorno nel settembre del 1975, mi ricordo di una cosa che mi ha colpito. Partecipavo al corso principianti diretto dagli assistenti del Maestro Gueifão, poi mi cambiavo e rimanevo a guardare le lezioni degli avanzati. Abitavo a A-Da-Beja che era abbastanza lontana, ma mi piaceva e rientravo piuttosto tardi dopo aver seguito quasi tutto il corso avanzato. Quindi ecco l’incidente di cui mi ricordo. Finita la nostra lezione mi sono cambiato per guardare il corso avanzato, ma il corso non cominciava. Aspetta aspetta ma nulla. Sento delle voci dal pian terreno. In un piccolo spazio c’era una sorta di riunione di crisi. Gli anziani discutevano, c’era anche il Maestro Gueifão, mi sono avvicinato per ascoltare questa conversazione che non mi riguardava: « Si, ma così non va, facciamo karaté per divertirci non per farci spaccare la faccia, ecc. » diceva un praticante « ci vogliono anni e molta tenerezza e attenzione (da parte di un insegnante) per fabbricare una cintura marrone e d’un tratto ci va e smette » diceva un altro; « facciamo del kihon e tutt’un tratto ci vola davanti un paio d’occhiali » diceva un terzo. Ho capito che discutevano dell’ultimo stage (15 giorni di agosto) del Maestro Murakami. Il Maestro aveva avuto la mano pesante e molti praticanti avevano smesso il karaté. Ho trovato questo personaggio molto interessante e con tutti quello che avevo letto sulle bastonate dei Maestri Zen non capivo dove fosse il problema. Mi sono detto : « Questo è un vero Maestro e vale la pena ».


(a seguire)    



Intervista di Pierre-Jean Boyer.   


(Tradotto dall'francese al italiano da Isabelle Sebastiani)   

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